Quarant’anni sono trascorsi da quando Ferran Adrià entrò per la prima volta nelle cucine del Bulli a Cala Montjoi vicino Roses sulla Costa Brava. Era il 1983 e lui aveva ventun’anni appena, imitato dal fratello Albert nel 1985. Seguirono lustri, in pratica cinque, che cambiarono la cucina del mondo intero. Oggi mi impressiona ancora di più pensare che l’ultimo servizio risale al 30 luglio 2011, tanto tanto tempo fa ma in fondo è solo apparenza. Albert ha dato da allora vita a Barcellona a una teoria di insegne importanti, Enigma è l’ultima. Più in generale, il mondo della ristorazione non si è dimenticato di loro, tanta gloria ma non ancora vecchie glorie, etichetta che viene appiccicata a chi si è ormai lasciato il futuro alle spalle.
Tutto questo è stato rivissuto dal 1° al 4 febbraio a Copenhagen quando Rasmus Munk, quasi 33enne chef di Alchemist e responsabile della ricerca e sviluppo di Spora, laboratorio proiettato sul futuro, viaggi e cene nello spazio compresi. Tre eventi ben distinti tra loro. Giovedì 1 convegno nella Sala per concerti all’interno del parco Tivoli, venerdì cena pensata e curata dai fratelli Adrià e da Munk nel suo ristorante e, infine, sabato incontro per fare il punto sulla ricerca da parte di Spora, realtà finanziata dal banchiere Lars Seier Christensen, lo stesso dietro ad Alchemist e a Geranium, a iniziare da un primo contributo di 10 milioni di corone danesi apri a un milione e 340mila euro.

Munk, che ascolteremo sul palco di Identità Golose 2024 il prossimo 10 marzo, domenica pomeriggio, ha una visione olistica della cucina tanto da avere stilato e pubblicato un manifesto nel 2018. Nonostante questa articolazioni di pensieri, sorprende lo stesso la vastità della sua visione e la capacità di muovere passi molto, ma molto ponderati. Nato nel 1991, a 22 anni era già responsabile delle cucine di un ristorante. Il primo Alchemist data invece 2015 e l’attuale 2019. Per capire la sua…
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