Due o tre vite fa, era molto facile incuriosirmi a tavola. A Levanto, a ridosso delle Cinque Terre, l’Osteria Tumelin mi stregava con spaghetti o riso ai frutti di mare e curry, mentre in corso Italia un locale improbabile spopolava a tarda ora con pasta ai due sughi, pomodoro e pesto, il peggio del peggio perché era un non scegliere. Se invece avevi il tramonto negli occhi, guai non bere Mateus Rosé ghiacciato, mal di testa assicurato, ma quella bottiglia bassa e tondeggiante faceva tanto figo e poi costava poco e quando hai 15 o pochi più anni, meno spendevi meglio era.
Poi per fortuna si cresce e quando capisci che a tavola e in cantina c’è facilmente di meglio diventi più esigente e selettivo, anche più netto nei giudizi perché se bevi e mangi cose da due lire non puoi pretendere il paradiso in terra, ma più i prezzi salgono e meno ti fai andare bene la mediocrità.
Oggi, superati i 60 anni, sono alla saturazione. Ed è quasi ovvio con tutto quello che ho gustato. Bramo essere…
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