Non che non lo sapessi, ma mettendo ordine nei ricordi e negli appunti per scrivere questi 50 racconti mi sono accorto di quanto il viaggio in Francia che feci nel 1988 sia stato fondamentale per tanti motivi. Magari certe cose le ho colte più avanti, come quei semi che finiscono nel terreno per caso e un giorno vedi spuntare una pianta e nemmeno sai perché.
Come mio padre creò il Trofeo Topolino dopo un viaggio negli Stati Uniti durante il quale conobbe Walt Disney, così io, un quarto di secolo fa in Francia, misi in tasca una guidina stretta di colore azzurro, vademecum dell’associazione dei Jeunes Restaurateurs d’Europe. Il motto era “talento e passione” ed era aperta a chef che avevano più o meno trent’anni, la mia stessa età.
Io ho sempre rispettato e ammirato chi ha avuto successo nella vita, ma trovo che sia molto facile parlare bene di chi ha vinto. Ma se uno fa il critico dovrebbe interessarsi e dare fiducia anche a chi è soltanto all’inizio del suo percorso professionale. Salire sul carro del vincitore è tipico di noi italiani, ma lo trovo mortificante.
Rolly ebbe l’idea del Trofeo Topolino di sci vedendo giocare in America alcuni ragazzi in un campetto da basket di quartiere. Sapevano ripetere alla perfezione tutte le mosse dei campioni dell’NBA, solo che erano grandi la metà. Pensò a quanto fossero bravi a sciare i ragazzi delle valli alpine e da lì gli venne l’idea di quello che sarebbe diventato il mondiale per giovani sciatori. Così feci io: più che le tre stelle, cercava le singole stelle, perché era più facile che un giovane avesse meno medaglie sul petto.
La magia successe una sera. Mi ero fermato in un paesino della regione del Morbihan, sull’Atlantico, famosa perché nella zona è sepolto…
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