Dovrebbe affermarlo un giapponese, avrebbe più valore, un po’ come quando qualche straniero giudica la cucina italiana di casa sua e magari non è nemmeno stato in Italia. Però se c’è una città dove la tavola del Sol Levante è ben diffusa questa è Milano. Tanta quantità, soprattutto troppi all you can eat, con alcune punto di autentica qualità come al 41 di via Savona dove, nel 2020, Satoshi Hazama, classe 1984, ha aperto Hazama. In teoria sono trascorsi tre anni, ma nella realtà meno causa pandemia.
Al di là di questo però, Satoshi ha saputo tenere diritta la barra, fedele all’idea del suo locale: proporre cucina Kaiseki, l’esaltazione secolare di un pasto tradizionale scandito da minuscole portate. Scordatevi sushi e sashimi, dimenticate una fruizione frettolosa per scappare poi chissà dove e prendetevi tutto il tempo necessario per liberarvi dei piccoli guai quotidiani e rilassarvi in uno spazio pressoché unico in città.
Chiuso di lunedì, a pranzo è aperto con una servizio alla carta, mentre a cena irrompono due menù Kaiseki, quello vero e proprio di sette portate e quello di quattro che è come una porta di ingresso in un Giappone che si conosce ben poco. Io sono rimasto incantato dal primo, dall’eleganza di ogni singolo aspetto delle pietanze, dello chef e di chi curava la sala. E se si suole dire che un’intervista è un articolo rubato, perché i contenuti li mette l’intervistato, a volte lo può essere pure una recensione. Come in questo caso, tale l’accuratezza delle descrizioni, portata dopo portata, dello stesso chef…
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