È successo e non succederà mai più. Il podio dei World’s 50 Best Restaurant 2019 non è ripetibile, a differenza di altri in passato: 1. Mirazur di Mauro Colagreco a Mentone (Francia), 2. Noma di Renè Redzepi (assente alla cerimonia) a Copenhagen (Danimarca) e 3. Asador Etxebarri di Victor Arguinzoniz a Atxondo in Spagna. In base alle nuove regole anti-stress dei top chef, Colagreco entra di diritto nei Best of the Best, dove ritrova i sette precedenti vincitori, e lì vi rimarrà a meno di non traslocare. In fondo è il caso di Redzepi, nella hall of fame con il vecchio Noma e in lizza con il nuovo. Danese su, sempre più su: da assente lo scorso anno per lavori in corso, al secondo posto.
Interminabile il minuto, uno e non di più, di attesa per sapere chi si era piazzato secondo e, di conseguenza, chi primo. Ha detto Mauro: «È stato un black out per me. Non scorgevo più quello che avevo attorno, tutto buio. In un secondo ho visto passarmi davanti tutta la mia vita. Poi ho sentito dire “Noma” e ho capito di avere vinto. La mia vita? Ho 43 anni, sono nato in Argentina e poi emigrato in Francia».
Due Paesi fondamentali per lui, ma non i soli. Salendo sul palco i vessilli erano addirittura quattro, cuciti tra loro: «La bandiera biancoceleste per i miei natali, quella francese perché la Francia mi ha accolto. Io non ho mai visto confini davanti a me, i confini li hanno alcuni nelle loro teste. La bandiera del Brasile è per Giulia, il mio amore. Infine il tricolore italiano perché la mia brigata è…
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