Identità New York, edizione numero 10, è stata tante cose, una migliore dell’altra, tra lezioni, dine around, degustazioni e cene qua e là per Manhattan. E c’è stato anche il tempo per staccare da tutto e cenare a casa di un importatore di vino che, assente in città, ha prestato il suo appartamento alle sorelle Cotarella, Dominga e Marta.
Non un mono o bilocale chissà dove, che già sarebbe importante, ma in pratica un attico al 24° piano con vista inimmaginabile su Central Park, dal lato corto, dalla 59esima strada. Hai Central Park che si perde davanti a te e rimani subito senza parole fino a dirti che sì, posti così esistono per davvero.
E questo è il primo tempo, perché nel manipolo di invitati italiani spiccava un Riccardo Felicetti, nella foto, con alcuni suoi formati di pasta e un sorprendente Stefano Caffarri che conoscevo per le qualità di fotografo e di giornalista, ma non di cuoco.
Io non appartengo alla folta schiera di italiani che appena mettono piede in un Paese straniero cercano un’insegna tricolore perché già in astinenza da pasta. Anzi, cerco di conoscere il meglio di chi mi accoglie. Però quella sera c’erano tutte le premesse per stare bene e invito non fu mai così gradito.
Caffarri prima ha cucinato esemplari Spaghetti al pomodoro, poi si è concentrato su una Cacio e pepe preparata in una padella basse e larga, con i maccheroni in pratica risottati, aggiungendovi poca acqua di volta in volta per poi passare, se ho intuito bene, a unirvi il formaggio e quindi il pepe, mescolando in continuazione.
Risultato eccellente, infatti sono qui a ricordare una serata unica. Il mio grazie, la mia gratitudine vanno a chi l’ha resa possibile e l’ha riempita di ottime, golose emozioni in amicizia. Grazie.