Un esercizio molto difficile è dare profondità al tempo, contestualizzare le novità, credere che un qualcosa di nuovo non possa essere presto o tardi superato e alla lunga finire nel dimenticatoio. Tutto quello che oggi ci può apparire come straordinario, un domani non sarà più tale e arriveranno generazioni che nemmeno sapranno cosa mai fosse. Ma quasi sempre lo capiamo dopo.
E adesso che noi di Identità Golose abbiamo dato vita a Identità on the road per liberarci dalla tirannia di un Covid che ci obbliga a continue soste ai box, rivivo nella memoria i mille e mille miei momenti sulla strada. Penso a quelli in cui ero in giro per lavoro, che mi viene spontaneo confrontare con l’esperienza appena vissuta per registrare una ventina di servizi tra Milano e Castel di Sangro. Non ero solo, la maratona ha visto protagonisti pure Carlo Passera, che si è diviso tra Padova e il confine con la Slovenia, e Gabriele Zanatta, brillante il suo palesarsi a Modena.
In pratica, tra i miei quarant’anni di giornalismo sportivo e l’attualità golosa, posso confermare che non è cambiato il numero delle ruote di un’automobile, erano – e ancora sono – quattro. Per il resto tutto nuovo. Impossibile dire se in meglio o in peggio. Contano i sentimenti, le emozioni, le difficoltà, i dubbi provati in ogni distinto momento. Fondamentale essere in grado di storicizzare quanto abbiamo vissuto.
Faccio un esempio che calza bene con il mondo dell’informazione, intesa nel senso più ampio possibile. Oggi ci suona impossibile non avere lo smartphone, apparecchio che fa apparire dei macinacaffè i primissimi telefonini. Lo stesso i computer portatili rispetto a quelli da tavolo. Ma negli anni Ottanta i telefoni erano fissi, appoggiati su tavoli e scrivanie, e la macchina per scrivere era meccanica, a martelletti, come la leggendaria Olivetti Lettera 22 di Indro Montanelli (nella foto). Proprio per questo, quello che adesso ci suona come anticaglia ebbe allora lo stesso effetto dirompente dei…
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