Il caso ha voluto che io sia stato il primo a scrivere di Davide Oldani, quando aveva più sogni che anni ed era uno dei tanti sbarbati che si stavano forgiando nella cucina di Gualtiero Marchesi, il Marchesi milanese, che ancora non sapeva che nel suo futuro ci sarebbe stata la Franciacorta.
Tutto avvenne per caso. Era in programma in via della Spiga a Milano una manifestazione che univa l’alta moda e il buon cibo. Con lungimiranza gli organizzatori pensarono di mettere dei giovani cuochi nelle boutique che si prestavano al gioco. La formula era semplice: un negozio, un cuoco, un piatto. Il pubblico era libero di andare ad assaggiare quello che preferiva, ci sarebbe però stata una giuria tecnica che avrebbe provato tutte le creazioni degli chef, premiando la migliore.
Dovevo andarci per il Giornale, ma finì che non misi mai piede in Via della Spiga. Successe infatti che un mio collega si ammalò e dovetti sostituirlo a San Siro per una partita di pallone. Così mi misi d’accordo con i vari cuochi, quasi tutti dell’Associazione Jeunes Restaurateurs d’Europe, per vederci verso mezzanotte per il classico spaghetto da Claudio Sadler, quando era ancora in via Conchetta.Avevo anche pregato gli organizzatori di mandarmi la ricetta del vincitore e un po’ di note, sicuro che avrei cenato con lui da Claudio e, quindi, avrei avuto occasione di intervistarlo.

Ironia della sorte, l’unico a non essere presente fu proprio Davide Oldani, che non riuscì ad affrancarsi da interviste e curiosi. Non che non lo conoscessi, era il fedele tuttofare di Marchesi in un paio di trasmissioni alla Rai con Antonella Clerici, ma non avevo mai assaggiato un suo piatto, perché non aveva ancora un ristorante suo. L’evento in Via della Spiga sarebbe stata la prima occasione per assaggiare una sua creazione originale e non una pietanza griffata da Gualtiero.
Davide si mise in proprio quando il Giannino di via Sciesa (nella fopto in alto), ristorante toscano che aveva segnato ben più di mezzo secolo di costume milanese, giunse a…
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