La precedente puntata si chiudeva con queste parole pronunciate dallo chef e patron Alessandro Merlo «in Africa i rapporti come i problemi e la realtà sono ben diversi che da noi». Piemontese di Acqui Terme (Alessandria), una carriera iniziata come sommelier e proseguita come cuoco, prima tra Stati Uniti e Francia, poi da sette anni qui in Senegal, nella capitale Dakar dove ha aperto un boutique hotel, il The Palms, e il ristorante Noliane, un caffè-bistrot, chiamato sempre Noliane, e il winebar Ella’s, che sono i nomi delle sue due figlie.
Ho trascorso una settimana qui per conoscere questa realtà nel profondo, oltre che per staccare dall’Italia nella Settimana della Cucina Italiana nel mondo, nata nel 2016 e giunta, presa per mano dal ministero degli Esteri, all’ottava edizione. Due anni fa fu ospite Cristina Bowerman da Roma, sabato scorso è stato protagonista proprio Alessandro Merlo con buffet e musica nel suo giardino tutto palme. Tra un anno chissà, visto che lui è appena entrato nell’associazione Ambasciatori del Gusto e ha senso che chiami a sé dei colleghi dall’Italia, soprattutto quelli che danno del tu al pesce e, chissà, pure un pizzaiolo perché la pizza è un momento importante dell’offerta.
In una nazione e in un continente che non conoscono la Michelin e le varie classifiche di merito, a cosa guarda un ristoratore per avere riscontri luccicanti? Il Senegal e Dakar, nonostante lo stretto legame con la Francia, finora non hanno sviluppato una loro haute cuisine, però qualcosa si muove come con il gastronomo Sébastien Ripari, da buon cugino molto stelle centrico, che a metà novembre ha firmato un suo menù proprio al Noliane. E, sotto l’egida della nostra ambasciata, guidata da Giovanni Umberto De Vito, il 10 novembre è stato presentato il documentario Yaye Sénégal, nato dalla collaborazione tra l’italo-brasiliano…
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