Quando mi domandano dove andare per tradizione a Bologna, la risposta è una: al Caminetto d’oro in via de’ Falegnami 4, quasi su corso Indipendenza, l’arteria principale della città. Fin che farà caldo, tutti a tavola anche all’aperto, poi solo all’interno. Di due locali cugini di primo grado tra loro, con il Twinside – che brutto nome in inglese, lato gemello in italiano – al civico 6, il “bistrot del Caminetto d’oro”. Ed è curioso notare che la casa madre è presentata come Trattoria dal 1927, caso davvero raro.
I genitori di Paolo Carati lo rilevarono l’8 marzo 1980, papà Gino bolognese e mamma Maria abruzzese e cuoca, con suo marito che curava pane, pasta all’uovo e ragù, che lì nel capoluogo emiliano è religione. Ora regna il loro figlio, molto simpatico e diretto. Dobbiamo a lui la realtà più spigliata così come concepita ora, a partire da tredici anni fa. Due ingressi, due sale comunicanti tra loro, due menù, due toilette e dal 2019 una cucina unica «perché prima le due brigate erano come in concorrenza tra loro e non andava bene, rendimento e risultati ne risentivano».
Ma se guardando le soglie, e pure oltrepassandole, hai ben chiara la doppia situazione e se ti accomodi da una parte non potrai ordinare come fossi dall’altra, come comportarsi in strada? Dove sedersi? «E’ dal 2010 che ci stiamo pensando», parola di Paolo. E, ovviamente, non esiste una…
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