Una volta ancora la Michelin ha confermato di essere la guida per antonomasia, non c’è corsa per nessuno. Mi ricorda la celebre risposta di un marinaio quando, 22 agosto 1851, la regina Vittoria chiese chi, all’isola di Wight, fosse in testa alla regata delle 100 ghinee. In acqua 14 imbarcazioni inglesi e un’americana. Saputo che era proprio America, da cui discende l’America’s cup che ci appassiona tutt’ora, domandò del secondo e si sentì rispondere “There is no second”.
Proprio per la sua consolidatissima e straordinaria importanza, le sue decisioni, mercoledì 23 la presentazione dell’edizione 2022, la numero 67, terremotano il mondo della ristorazione. Per i dettagli, leggete la notizia a seguire. E’ di importanza tale avere o perdere una stella, che tantissimi caricano la guida rossa di ogni attesa, proiettando su di essa le proprie preferenze fino a non distinguere più tra suggestioni e indizi reali. Dovrebbero stamparne una su misura per ognuno di noi.
Io per primo, ad esempio, mi aspettavo una terza stella per Moreno Cedroni, se terza stella doveva esserci, e una seconda per Riccardo Camanini. Doppio errore, per me clamoroso a livello di Lido 84, ma non decido io (e nemmeno quelli che si spacciano per agenti segreti della Michelin). La mancata promozione di Camanini ha stupito assai, questa volta più che in passato perché per l’ultima edizione dei World’s 50 Best restaurants ad Anversa il suo è il migliore locale dell’Italia intera (e il 15° al mondo). Possibile passi dall’eccellenza assoluta all’essere una delle tante stelline, 329 in totale? Sì, la realtà dice questo.
Chi ha ragione? I mille giornalisti, chef e gastronomi che votano per i Fifty o il manipolo di 007 della casa francese? Sono mossi da esperienze, preparazioni…
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