Non è vero che se ne vanno solo i migliori, prima o poi tocca a tutti. Solo che quando perdiamo persone belle, buone nell’anima e nei gesti, ne soffriamo maledettamente perché sappiamo quanto ci mancheranno. In tal senso, l’8 aprile 2019 se ne è andato Patrizio Cipollini, uno dei più brillanti general manager dell’hôtellerie che l’Italia abbia avuto, un signore che sapeva mettere a suo agio i clienti di strutture lusso come il Pitrizza in Costa Smeralda e poi i due Four Seasons italiani, prima quello di Milano, quindi Firenze.
Toscano della Garfagnana, nato nel 1954 a Pieve Fosciana sopra Castelnuovo, famiglia contadina, brava gente, Patrizio amava programmare ogni passo, avere tutto sotto controllo. Ironia della sorte, la scelta che decise la sua vita, la fece per lui sua madre Maria: frequentare l’istituto alberghiero. Gavetta in zona, poi in Versilia, quindi la Germania a sedici anni, nel 1970: «La prima cosa che mi colpì fu che molti locali avevano ancora esposto il cartello “Vietato l’ingresso agli italiani e ai cani”».
Non si scoraggiò, era lì per imparare il tedesco come possiamo leggere in Patrizio Cipollini, l’arte dell’accoglienza, libro a firma Giuseppe Calabrese per l’editore Giunti e, soprattutto, per la Patrizio Cipollini Foundation, della quale Calabrese, firma storica della Repubblica a Firenze, è il presidente e il sindaco Dario Nardella quello onorario. Pubblicato a novembre 2020, con le attività in presenza azzerate causa covid, comprese le giornate benefiche allestite dal Four Seasons, acquistare questa biografia acquista un sapore speciale e a un prezzo minimo imposto di 50 euro.
Patrizio è cresciuto professionalmente nelle strutture lussuose della Sardegna settentrionale, una regione che lo avrebbe stregato anche a livello di cuore perché vi conobbe Emma, l’amore di una vita, sarda di Badesi, paese della Gallura, tra Isola Rossa e Castelsardo, che non fece in tempo a raggiungere ancora in vita. Vi riposa, in un cimitero in fronte a quel…
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