I pizzoccheri non sono solo un Capolavoro italiano in cucina, da poco celebrato in Striscia la notizia. A me evocano Caspoggio e Chiesa Valmalenco, mio padre Rolly e il suo lungo frequentare quell’angolo di Valtellina perché stregato dall’incredibile numero di talenti sciistici nati nel secondo dopoguerra e via via emersi ai massimi livelli agonistici. Ne ricordo uno su tutti: Ilario Pegorari, morto in un incidente d’auto in Nuova Zelanda nell’agosto 1982 quando già era diventato allenatore degli slalomisti azzurri. Purtroppo da diversi anni lo sci non ha più spazio nelle attività di questo comune di poco meno di 1500 anime come mi capita di ricordare anche con Alessandro Negrini, caspoggino, chef del Luogo di Aimo e Nadia, nonché dei due locali satellite, Voce (dove i pizzoccheri sono in carta) e Bistro.
I pizzoccheri hanno stregato gli ascoltatori di Striscia la notizia proprio grazie a lui, che alcuni anni fa venne aspramente rimproverato dai suoi corregionali per avere criticato le scorciatoie imboccate a livello di enogastronomia e ristorazione. Capita un po’ ovunque in Italia: c’è sempre una via maestra, diverse rette vie e, tutt’attorno, anche le vie furbe.
Siamo davanti a un primo che per noi italiani è il cardine di ogni pasto come si deve. Proprio Negrini, a una edizione di Identità Golose, disse che «se in Italia, in un menù degustazione, ti servono 18 piattini e mai un carboidrato, hai mangiato 18 antipasti». E i pizzoccheri, che hanno la loro capitale a Teglio dove ha sede la loro Accademia, è un superbo e ricco piatto unico, noto ovunque nel Buon Paese ma ben poco preparato lontano dalla Valtellina. Già nella contigua Valchiavenna, i pizzoccheri diventano de…
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