Un paio di giorni fa mi è stato chiesto se non avessi mai pensato di aprire una pasticceria. Risposta negativa. Però la domanda è rimasta lì, nella mia testa. L’ho riformulata così: se decidessi di aprire una pasticceria, come vorrei che fosse? Essenziale, un omaggio a un dolce ben preciso, facile da trovare in versione mediocre e pressoché inesistente in locali di qualità: la crostata. Ricoperta di marmellata o frutta che sia.
Non giova alle sue fortuna l’immagine di ricetta facile, ai limiti della banalità. Una base di frolla ricoperta e guarnita di tutto un po’. Come per la pizza. Sopra puoi metterci di tutto e non tutto buono e logico.
Primo punto: pastafrolla ben distesa e sottile. Mezzo centimetro è da cartellino giallo, oltre rosso. Da espulsione. L’ideale sono tre millimetri.
Secondo: marmellata, albicocche, prugne, pesche, fragole, mirtilli, ciliegie… mai amato il gusto frutti di bosco, penso serva per svuotare le giacenze. Ignorerei gli agrumi, ma adoro la torta al limone. A patto sia priva di meringa.
Terzo: lo strato di confettura deve essere sottile. Detesto quelle crostate alte come una villetta a due piani. Non solo la marmellata sovrasterebbe il gusto di una burrosa frolla, ma risulterebbe eccessivamente dolce al palato.
Quattro: torta ben cotta e croccante, ma non bruciata.
Ecco, io sogno una bottega dedicata alla crostata di marmellata o con un velo di cioccolato, spicchi diversamente ricoperti per variare il gusto da fetta a fetta. Per iniziare a Milano.
Nella foto, la Crostata limone e zenzero scattata da Ilaria il 20 marzo 2011