Vi sono tante cose che diamo per scontate, alle quali pensiamo per reazione istintiva senza badare molto alla sostanza. Se sei in montagna è spontaneo cercare canederli, zuppe, pizzoccheri, cacciagione, pesci d’acqua dolce, formaggi stagionati e magari quel cervo arriva da qualche paese dell’Est europeo o chissà da dove il latte che poi, miracolo, prende la forma di un cacio alpino.
Idem con il pesce. Può arrivare da ogni angolo del globo e, facilmente, pure da allevamenti che fanno rima con avvelenamenti. D’estate poi bisognerebbe informarsi bene sui fermi biologici. Però ti sei accomodato su una terrazza vista mare, il tramonto fa sognare, allenti la presa e non ti viene più il dubbio che il pescatore che rifornisce espressamente quella insegna sia una frottola. E allora via con la pasta allo scoglio, il fritto misto e le orate al sale. E, in genere, tutto a un prezzo contenuto, allettante ma disonesto.
Se ti trovi a Tenerife cerchi il pesce del suo mare, il vino dell’isola, frutta e verdura del posto, anche i sigari che fanno il verso agli Avana, tanta tradizione perché la immagini ben diversa dagli usi di casa nostra. Poi però, dopo due o tre giorni, vuoi sparigliare e ti chiedi, senza nutrire tante…
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