Ho un cugino comasco, di due giorni più giovane, Andrea, che da ragazzo amava andare a sciare a Livigno, un preciso luogo del cuore rispetto al sottoscritto. Ho avuto infatti un padre che sognava figli di un certo spessore agonistico, quindi sci in inverno e atletica in estate, senza si rendesse conto che, almeno del mio caso, comandare non portava a nulla, anzi inaridiva talento e passione perché venivano a mancare la spontaneità e il piacere di impegnarsi. E ne giravamo di località, nella sola Valtellina Madesimo, Chiesa Valmalenco e Caspoggio, l’Aprica, Bormio e Santa Caterina, il passo dello Stelvio per tenerci allenati a giugno e a settembre, naturalmente Livigno che emanava un fascino particolare perché come isolata, oltre il passo del Foscagno, quasi 2300 metri di quota, con il paese a 1800.
E quel sembrare tagliati fuori dal resto d’Italia, sono più agevoli le vie per la Svizzera, quella neve che fiocca facilmente vista la quota, fa sì che Livigno sia chiamata il Piccolo Tibet. Un incantesimo della natura e un presente gastronomico in marcia, oltre il ricordo di Mattias Peri, chef stellato scomparso nell’agosto 2015. In un ventaglio di proposte, a metà dicembre la scelta è caduta sul Kosmo, la cui ristrutturazione complessiva è costata 11 milioni di euro, più realtà sotto lo stesso tetto a partire dalla stazione a valle della telecabina del Mottolino, una ski area con otto impianti di risalita e 27 piste da sci, sede olimpica dei Giochi del 2026 per freestyle e snowboard.
Lì, oltre a spa, co-working, noleggio attrezzatura, anche un ambizioso, doppio progetto ristorativo che ha assorbito quattro degli undici milioni ricordati prima. Il Kosmo taste the mountain data 28 dicembre 2021, una 70ina di coperti e panorama sulla vallata, mentre il più intimo Téa luglio 2023. Chef è…
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