Tutto ebbe inizio nel 1959 a Loreto con Andreina, la nonna di Errico Recanati quando lui era ancora un punto perso nell’infinito visto che è nato il 3 ottobre 1973. Non dovete immaginarvi un ristorante come ora, bensì una bottega di mescita vino e di alimentari, di tutto un po’ dai ceci, ai salami e alle alici sotto sale, preziose perché, una volta pulite, con il sale condivano la pasta tirata in casa. E, stesso tetto, lo spiedo perché lei aveva una mano felice nel gestire il fuoco e chi tornava da caccia le affidava il suo bottino.
Il locale è cresciuto nel tempo, in tutti i sensi. Se Andreina venisse teletrasportata da allora a oggi, non lo riconoscerebbe. E non solo perché dieci volte più grande, più curato e bello. Suo nipote ha osato l’impensabile nella ristrutturazione di questa primavera: con l’ultimo servizio celebrato il 20 febbraio, Errico ha chiuso quello che è sempre stato l’ingresso su via Buffolareccia, civico 14, la strada che corre parallela a quella che conduce al santuario, per spostarlo sul retro, tra parcheggio, giardino e tavoli all’esterno per un aperitivo, un sigaro o due chiacchiere senza fretta.
Così adesso abbiamo un indirizzo non-indirizzo per un’insegna che Recanati contava di riaprire a inizio maggio ma, mai come in questo periodo, è facile scoprire che manca questo, manca quello e allora ecco tutto slittare in avanti di un mese, da una data emblematica come il 1° maggio a una altrettanto simbolica come la festa della Repubblica il 2 giugno.
Se non siete mai stati in questo tempio della brace nulla vi stupirà perché non potete fare raffronti tra gli spazi di un tempo e gli attuali. Tutti gli altri invece faranno come il sottoscritto e chiederanno dove sia mai finito il grande camino, in pratica la seconda cucina, che ti accoglieva non appena avevi…
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