Due autori, Enrico Vignoli e Marco Bolasco, citati come appaiono in copertina, un caporedattore, Angelo Surrusca, e una coordinatrice dell’intero progetto, Francesca Matrovito, supportati tutti loro da una redazione forte di nove persone, sotto l’ombrello di Slow Food per un‘opera ambiziosa, che ha richiesto più due anni di lavoro. E sembrava in verità non finire mai perché quando si affronta un tema come l’Atlante dei cuochi si sa quando si inizia, certo non quando si apporrà la parola fine.
L’Atlante dei cuochi è il titolo di un volume nel quale si raccontano I miti, i maestri, gli allievi protagonisti della storia della cucina. Però non solo di chi eccelle in casa nostra, i confini sono ben più vasti anche se, per capirlo, bisogna andare al retro di copertina e leggere una dozzina di corte righe che raccontano come questa fatica “vuole essere strumento per orientarsi nel panorama contemporaneo della gastronomia mondiale (…), il firmamento della storia della cucina mondiale”.
Il mondo dunque, non solo casa nostra e nemmeno l’Europa. Però è un pianeta condizionato da una marcatissima influenza occidentale, l’Asia esce rimpicciolita, se non per Kim Dae-chun, coreano, Gaggan Anand, indiano con lungo presente in Thailandia, i giapponesi Naoto Kishimoto, Yuki Teiichi, Seiji Yamamoto, Hiroyuki Sakai e Matsuo Nagasaka, maestro della cucina cinese come Tomoya Kawada. Otto schede su 250 sono davvero poche e due che sembrano influenzate dalla loro popolarità televisiva, cosa che può portare brutti consigli perché si rischia di confondere tra loro…
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