Il 18 settembre 2018, un martedì di un lustro fa, Claudio Ceroni e io inaugurammo Identità Golose Milano in via Romagnosi 3, tra il Mandarin Oriental e il Teatro alla Scala, il primo hub internazione della gastronomia. Era, ed è tuttora, la vetrina quotidiana, in assoluta contemporaneità, nella quale esporre ogni idea, ogni realtà nate in scia al congresso di Identità Golose, primo vagito febbraio 2004, prima edizione gennaio 2005, e ai sei mesi di Identità Expo, da maggio a ottobre 2015.
Formidabile quella visione quasi a inizio secolo, incredibilmente inebrianti quelle 184 giornate vissute all’Expo di Milano quando le mille cucine del mondo si diedero appuntamento in Fiera a Rho. Calato il sipario, ci prese subito la nostalgia per un avvenimento che, nella nostra interpretazione, proponeva protagonisti diversi giorno dopo giorno, chef da Italia, Europa e Mondo, tre realtà geografiche a noi carissime perché siamo per conoscere e unire popoli e Paesi da ogni angolo del globo.
Per ricreare la magia legata all’Esposizione Universale, e tornare a proporre una realtà scandita da pranzi e cene; degustazioni, convegni e conferenze, era decisivo individuare uno spazio che fosse centrale in città, ma non sfacciatamente sotto gli occhi di tutti. Identità Golose Milano doveva affacciarsi su una via a ridosso delle arterie più trafficate, che fosse elegante ma di una eleganza sottotraccia, dove la discrezione apparisse come una virtù.
E la scelta alla fine cadde sullo spazio che a lungo nel dopoguerra ospitò la Fondazione Giangiacomo Feltrinelli, trasferitasi nel frattempo. La sala lettura sarebbe diventata la sala Ovale per conferenze, confronti e convegni, anche per pranzi o cene privati. I vari spazi occupati dalle carte di un archivio poderoso avrebbero invece accolto sia la cucina sia la sala ristorante, mentre il cortile, dominato da un superbo glicine secolare, una serra bioclimatica che proprio per questo abbiamo chiamato…
Continua a leggere qui.