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Paolo Marchi
Paolo Marchi
    Identità Golose

    Bellavista Riversa Vittorio Moretti 2016, dove l’utopia si fa vino

    23 Luglio 2023

    Vittorio e Francesca Moretti, lunedì 3 luglio in Franciacorta, hanno celebrato l’uscita dell’annata 2016 della Riserva Vittorio Moretti con una cena indiana curata da Himanshu Saini, 35enne chef indiano trapiantato a Dubai. Grazie al suo Trèsind Studio ha collezionato negli ultimi mesi due stelle Michelin, il secondo posto nel 50 Best Medio Oriente e Nord Africa e l’undicesimo posto nella graduatoria assoluta, sempre dei World’s 50 Best Restaurants. Può ancora crescere, ma già adesso la sua cifra è notevole, tra l’altro sorretta da un carattere d’oro, disarmante nella sua schietta sincerità. Lo si era già capito ogni volta che ha cucinato all’hub di Identità Golose Milano, lo ha ribadito in cantina da Bellavista, a cucinare lui e un amico residente in Italia, che così non si hanno problemi di visto. In Franciacorta circa un centinaio le persone da servire, non tre o quattro tavolini.

    Tanta la gioia per la scelta del cuoco, non una opzione uguale a tante, bensì spiazzante. Come ha commentato la stessa Francesca Moretti: «Sperimentare, sempre». Verissimo, anche per “stressare” l’ultima annata di questa riserva di Franciacorta. Se si va sul sicuro e non si osa, di certo non si sbaglia ma nemmeno lasci un segno importante uscendo dal gruppo. E i Moretti sanno volare alto, sempre attesi a nuovi confronti, nuove sfide. Dettaglio importante, visto che ne porta il nome anche questa annata deve riflettere il carattere di Vittorio Moretti, un lavoratore nato, uno che non si ferma mai.

    Ha detto il patriarca sul prato antistante la sua casa: «Ci siamo sempre divertiti e se ho lavorato tanto è perché mi piace lavorare, non mi pesa tanto da avere maturato la convinzione di essere uno scansafatiche perché lascio tutte le fatiche ai miei collaboratori e penso a divertirmi». Ovviamente è un paradosso perché se ami il tuo lavoro lo senti infinitamente meno. Ha detto sempre Moretti: «La verità è una e sempre quella. Capire che da soli non si costruisce nulla, devi sapere scegliere collaboratori bravi».

    L’ultimo si chiama Richard Geoffroy che da quando ha lasciato Dom Pérignon, si muove tra il sakè di sua concezione e produzione e le bollicine Bellavista, nessuna delle quali è ancora figlia sua. Tempo al tempo anche se della Riserva 2016 ha detto che…

    Continua a leggere qui.

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