Nella galassia della ristorazione di qualità vi sono due insegne mito, una oramai avvolta dalla nebbia del tempo, Cantarelli a Samboseto vicino Parma, e una seconda più vicino a noi, il Trigabolo di Argenta in provincia di Ferrara. La prima chiuse il 31 dicembre 1982 perché Mirella e Giuseppe Cantarelli erano carichi di stanchezza più che di anni, lei si spense nel 1986 a 55 anni e lui nel 1992 a 73. Il Trigabolo invece occupò gli anni Ottanta e Novanta, fino al 1997.
Il primo atto nel 1979 quando Giacinto Rossetti, un rappresentante di giocattoli, rilevò una pizzeria per esplodere come ristorante a straordinaria propulsione innovativa nel 1983 con l’ingresso di cuochi che avrebbero lasciato un segno profondo a iniziare da Igles Corelli per continuare con Bruno Barbieri, appena 17enne, il pasticciere Mauro Gualandi, i fratelli Leone, Marcello e Gianluca, Pierluigi Di Diego, Italo Bassi, Marco Boni… Come per la bottega dei Cantarelli, anche in questo caso la Michelin arrivò a riconoscere due stelle. Con una significativa differenza: il Trigabolo sarebbe arrivato alle tre, sdoganate proprio in quell’epoca, se tutto non fosse andato all’improvviso in tilt.
Lì non hanno conosciuto quella naturale parabola discendente comune a milioni e milioni di altre attività e persone, ovunque sulla terra. Tutto esplose ricordando quei razzi che scoppiano in volo. Si dice che la Michelin riconobbe la terza in chiave postuma. Fa fede una targa a suo tempo appesa a una parete del locale bolognese dei Leoni. Di certo, il Trigabolo non espresse tutto il suo potenziale e chi ebbe modo di viverlo almeno una volta – e oggi avrebbe minimo 45 anni -, si chiede quanto in alto sarebbe arrivato. «Abbiamo vissuto solo la fase ascendente, e nemmeno tutta. Non abbiamo mai…
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