Il panino è figlio del genio creativo italiano e se restiamo all’interno dei nostri confini, è molto milanese. Nel mio archivio mentale, trovano spazio cinque insegne in momenti ben distinti della mia vita, a iniziare dal Bar Cavour nella galleria di piazza Cavour, quella dove aspettavi gli amici prima di entrare nel cinema che portava lo stesso nome.
Poi Gattullo, aperto nel 1961 a Porta Lodovica, dove il Pantheon è eternamente occupato da veri miti meneghini come Jannacci, Beppe Viola, Cochi e Renato, e dal leggendario Ufficio Facce perché, covo milanista, chi al primo sguardo denunciava una faccia da interista non destava simpatia infinita.
Quindi il Quadronno, aperto nel 1964 nella via omonima, all’angolo con corso di Porta Vigentina, pochi ricordi personali, ma uno molto ma molto importante: nel 1998 vi festeggiai la nascita di mio figlio a pochi passi da lì. E a poche centinaia di metri il Crocetta, anch’esso molto gettonato come un tempo i Panini della Bagi in corso Vercelli. A ognuni il suo luogo del cuore.
Il 1980 fu invece l’anno del contratto al Giornale e dell’inizio di una lunga frequentazione con il Panino Giusto, che nella mia memoria è una sola sede, quella a fine di Corso Garibaldi, dove il ricordo dell’Estivo più è a prova dello smacchiatore più tenace.
E così sono all’insegna, del 1964, arrivata ai giorni nostri più in forma tra tutte quelle citate: De Santis, al 9 di…
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