Sull’ultimo menù dell’Imago, il ristorante che domina Roma dal sesto piano dell’hotel Hassler, sopra PIazza di Spagna e Trinità dei Monti, in copertina è riportato un numero otto rosso incompleto, come se si trattasse di una ciambella morsa e mangiata solo in parte. Otto perché ottavo menù pensato e proposto da Andrea Antonini, romano, classe 1991, responsabile lì da primavera 2019. Senza la pandemia, potevano essere almeno un paio in più, ma i conti si fanno con la realtà e in questo caso riveste una notevole importanza per lo chef e la sua squadra, a iniziare da Marco Amato maître e Alessio Bricoli sommelier.
C’è stata una prima fase in cui l’interrogativo era uno e solo uno: cambiato lo chef, la Michelin ci confermerà in autunno la stella? Risposta positiva, una era e una è rimasta, anche se la politica della Rossa non prevede reclamizzare questo genere di continuità. Gli annunci sono solo per le novità assolute, da zero a una la più classica, mai per chi, nuovo al comando, non fa scendere di quota un’insegna. Così può pure capitare che uno si chieda se si sono accorti di lui, se l’hanno testato.
Sia come sia, il secondo obiettivo lì all’Hassler e all’Imago è stato quello di liberarsi di ogni timore, di non guardarsi troppo attorno, di non fare paragoni in una capitale sempre più brillante sia a livello ristorativo sia di nuove aperture alberghiere, che vanno prese come sprone a fare ancora meglio, senza che diventino fonte di preoccupazione.
E anche se dall’inizio era chiaro che Antonini fosse una persona ricca di talento, è solo con il menù numero 8 che ha come completato l’addestramento, piatti e spazi. La sala, a prima vista, sembra quella di sempre, immutata nei dettagli. Errore: sono stati tolti tre tavoli. Adesso, a ogni finestrone su Roma, ne corrisponde…
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