Aimo 88 anni, Nadia sei in meno. Lui lavora da quando ne aveva DODICI, cifra che, proprio per rispetto, scrivo in lettere maiuscole. Nato a Pescia il 27 gennaio 1934, prese il suo primo treno per Milano il 21 aprile 1946. La seconda guerra mondiale era terminata l’anno precedente e il capoluogo lombardo aveva i tratti del sogno americano. In pratica bastava presentarsi con la necessità, ancora prima della voglia, di lavorare e il resto lo faceva il cuore d’oro dei milanesi. Così lì in via Montecuccoli si stanno preparando a celebrare sessant’anni di vita e di lavoro fianco a fianco. Qual è il segreto? Risponde Nadia: «Prima di tutto volersi bene. Poi la capacità di superare i piccoli intoppi, altrimenti se sorvoli si ingigantiscono e diventano un problema. Infine rispetto reciproco».
Che inizi i loro. Aimo: «Ricordo che la locomotiva era a carbone e i vagoni dei carri bestiame adattati al trasporto delle persone. Vi salii a Prato e arrivai a Milano dopo circa quattordici ore, come adesso quando ci invitano a cucinare a Tokyo. Non avrei fatto la fame perché mi barcamenavo, però andai a vivere in una stanza senza riscaldamento e d’inverno era dura poiché freddo e umidità ti entravano nelle ossa». Nadia sarebbe arrivata, anche lei dodicenne, nel 1952. Altri tre anni e il 27 giugno 1955 cucinavano nel loro primo
locale: «Era in via Copernico, avevo in pratica affittato il blocco cucina di un bar-tabacchi la cui titolare non amava far da mangiare. Era una Triplex, non una cucina in ghisa che andava a legna, già un bel passo in avanti».
E se in tanti in queste settimane scriviamo di Aimo e di Nadia è perché hanno deciso, con i loro eredi, in primis la figlia Stefania, poi Fabio Pisani e Alessandro Negrini in cucina, Nicola Dell’Agnolo e Alberto Piras tra sala e cantina, di festeggiare i primi sessant’anni del Luogo. «Ci trasferimmo in via Montecuccoli, estrema periferia ovest, nel 1962, avevo ventott’anni e, finalmente, il mio nome su una licenza. Venimmo fin qui perché tutto costava poco. Le strade non erano asfaltate, c’erano alcune fabbriche e un grano movimento perché Milano stava cambiato. Due anni prima, ad esempio, avevano spianato la Cascina…
Continua a leggere qui.