Anche la sala cucina, non è immediato coglierlo ma vi sono attrezzature e ricette che non ha senso siano utilizzate accanto ai classici formi e fornelli, lontano dagli occhi dei clienti. Un esempio per tutti: la lampada, ideale per i piatti flambé, fiammeggiati sotto gli occhi dell’ospite. La più classica delle ordinazioni è quella della crêpe Suzette, crespelle rifinite in padella che per caso presero fuoco. Era fine Ottocento a Montecarlo, uno dei tantissimi errori da benedire, svarioni che costellano la storia della cucina dagli effetti golosissimi.
Alla terza stagione di Capolavori italiani in cucina, rubrica settimanale a Striscia la notizia, il telegiornale satirico curato da Antonio Ricci, ho pensato a dare spazio alla sala altrimenti sembra che tutto sia esclusivo merito della cucina. Così, martedì 30 novembre, protagonista è stato Achille Sardiello, nato a Toronto da una famiglia di radici casertane, maître e sommelier al ristorante di Alessandro Pipero a Roma. A loro due si devono molte intuizioni molto orientate al marketing come la carbonara venduta a peso piuttosto che il Tavernello nella carta del vino. L’ultima è l’uso della lampada, ancora popolare in alcuni cantoni remoti della Svizzera, cereto non nell’Italia di oggi.
Ha raccontato Sardiello agli ascoltatori di Striscia: «La lampada è un fornello a gas sul quale puoi preparare di tutto, noi amiamo le crepes che abbiamo iniziato a proporre quando decidemmo di fare un passo indietro e di guardare da dove arrivavamo. Il nostro proposito era quello di dare più orgoglio all’impegno della sala, abbiamo bisogno di persone che sentano la spinta di impegnarsi tra i tavoli».
È una professione bellissima ma è ben più facile che i giovani decidano di diventare cuochi che camerieri, chissà poi perché: «Nemmeno noi abbiamo mai capito questa cosa, eppure…
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