E venne l’ora a Striscia la notizia di un capolavoro assoluto della cucina italiana. Martedì 11 maggio è andato infatti in onda il servizio sull’Uovo in raviolo, uovo che in verità sarebbe il solo tuorlo per la goduria di tutti. A raccontarlo Massimiliano Mascia, classe 1983, terzo chef in ordine di tempo al San Domenico di Imola. Mezzo secolo di elegante, golosa opulenza.
Il San Domenico, patron Gianluigi Morini, apriva il 7 marzo 1970. In cucina Morini era riuscito a convincere un provato Nino Bergese a lasciare il meritato ozio ligure dopo 66 anni di stressante lavoro. Cuoco dei re e re dei cuochi, Bergese, che si sarebbe spento nel 1977, così come Morini nel dicembre 2020, volle accanto a sé un giovane Valentino Marcattilii, in sala il fratello Natale Marcattilii. Nel tempo in cucina sarebbe entrato Massimiliano Mascia, in sala un terzo Marcattilii, Giacomo. Causa lockdown, il San Domenico non ha potuto mai festeggiare in presenza il mezzo secolo di golosa vita.
Valentino ama raccontare la storia dell’Uovo in raviolo, piatto simbolo che piace sempre nonostante Bergese lo evitasse: «Non gli interessava proprio perché lui lavorava in pratica da solo in cucina e così tutto era già pronto, salvo le paste che non potevi certo riscaldare al momento del servizio». Mascia, che di Valentino è il nipote, aggiunge un altro aspetto: «L’Uovo in raviolo era troppo all’avanguardia, innovativo. Bergese aveva dei dubbi sulla sua riuscita, si chiedeva se avrebbe avuto successo e in continuità, nonostante le…
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