A Striscia la notizia, di martedì 15 dicembre, ha debuttato, nella rubrica Capolavori italiani in cucina, la Val d’Aosta grazie a un piemontese che deve ancora compiere trent’anni – accadrà nel corso del 2021, a Courmayeur da tre. Paolo Griffa, gavetta da Davide Scabin al Combal.zero a Rivoli (Torino), poi Marco Sacco al Piccolo Lago a Mergozzo (Verbania), quindi la Francia, un giorno dell’estate di tre anni fa ricevette una telefonata da uno dei soci del Grand Hotel Royal perché rientrasse in Italia, Paolo era a Lione, passando per il traforo del Bianco e non quello più logico del Fréjus. In pratica non è più ripartito anche perché il padrone di casa fu molto convincente: in mezza giornata buttò giù i muri della vecchia cucina del Petit Royal perché lo chef la potesse ricostruire come meglio riteneva.
Ha detto Griffa: «Decisi di iniziare qualcosa di veramente mio e lì c’erano tutte le premesse giuste. A Striscia porto il favò, che vuole dire fave in valdostano. Studiando la cucina di questa regione, ho scoperto che c’è un solo piatto di pasta e solo uno e che deve il suo nome alle fave che crescono in piena estate a 1700 metri di quota».
Nessun mistero: «E’ un piatto tipico di Aymavilles, a otto chilometri da Aosta ed è l’unico piatto a base di pasta secca del ricettario regionale, ed è una zuppa, una zuppa che veniva preparata al rientro delle persone che erano andate a lavorare nei campi, quindi doveva essere molto calorica tant’è vero che è mantecata con la fontina alla quale vengono aggiunti i crostoni di pane di segale, che sono fritti, e poi le fave. E’ proprio molto molto calorica, ma serviva per dare energia durante i lavori dell’estate».
Ovviamente Paolo l’ha un po’ cambiata: «L’ho resa un po’ più contemporanea, più leggera. Il brodo però rimane lo stesso, verdure e salsiccia. Quanto alla pasta non uso un classico…
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