È stato davvero difficile limitare questo libro a cinquanta racconti, perché, quando vivi di cucina, i ricordi sono così tanti che per un piatto che scegli ne restano fuori dieci che hanno, comunque, un sapore speciale. Non ho però mai avuto dubbi su Moreno Cedroni e i suoi Spaghetti psichedelici, ma avrei potuto parlarvi anche della costata di rombo, delle scatolette di mare, dei Susci italiani o del dessert giallo e verde, che è la perfetta riproduzione della spugnetta per lavare i piatti.
Moreno è probabilmente il cuoco con cui ho scambiato più idee concrete, chiacchierando, dopo un buon pranzo, al tavolo del suo locale. Non nasce affatto cuoco: lo è diventato applicandosi giorno dopo giorno e seguendo le sue intuizioni, senza mai abbandonarle prima di averle verificate a fondo. Oggi il marchigiano ha trent’anni di cucina alle spalle e può mettere in fila tutti i gradini scalati e gli onori raggiunti, ma tutto iniziò con una sfida sulla spiaggia di Marzocca, una delle località che costellano le spiagge di Senigallia. Ha chiamato il suo ristorante stellato La Madonnina del Pescatore proprio perché, lì davanti, esiste da sempre un’edicola votiva, punto di conforto per chi prende il largo in mare.
Per far capire che lui aveva altri orizzonti rispetto ai colleghi, quando aprì non mise nel menù né gli spaghetti allo scoglio né la grigliata di pesce, cioè quello che fanno tutti, ovunque, lungo le coste italiane. Era un voler dire che la cucina era la…
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