Erano anni che il saldo tra stelle spente e stelle accese era positivo. La guida Michelin, per quanto severa possa apparire, si è sempre dimostrata amica dell’Italia. Certo, alla francese, loro lassù in cima al mondo e noi in scia, eterni secondi perché chi inventa un sistema di classificazione formidabile come quello della Rossa lo fa prima di tutto a proprio favore. Ci mancherebbe altro non fosse così.
Quest’anno l’ascensore si è bloccato, fermandosi a quota 371 insegne premiate contro le 374 dell’edizione scorsa. Sempre 11 le tre stelle, 37 le due contro le 35 di un anno fa, 323 le singole e non più 328. Più le chiusure, 18, delle bocciature vere e proprie, 10. Così, per un sorta di gioco di sliding doors, porte che si aprono, porte che si chiudono, abbiamo ridisceso tre gradini.
In sé non sarebbe nemmeno grave, se l’Italia e il mondo non fossero in piena crisi da pandemia. La forza d’urto del Covid19 è incredibile e non vorrei scoprire che, tempo di arrivare a fine inverno, quel totale di 371 risulti fragile, svuotato, ridimensionato da altre chiusure.
Una certezza: mi ha fatto davvero male leggere che il Combal.zero abbia chiuso. Non che il ristorante di Davide Scabin a Rivoli se la passasse economicamente bene, tutt’altro. Ma un cuoco con un talento come il suo, riconosciuto anche in più edizioni dei World’s 50 Best, non meritava di uscire di scesa in sordina, senza applausi.