Rinascita e futuro, un futuro che andrà costruito da noi stessi, sono queste due le nostre parole d’ordine da quando l’Italia a maggio ha iniziato a riaprire i battenti e si è rimessa in moto. Molto lentamente e tra mille e mille precauzioni, ma anche, taluni, con atteggiamenti e scelte superficiali e proprio per questo pericolosi in chiave lotta al Covid. È un confronto continuo tra chi non crede si sia già tornati alla normalità, e ha ben cosciente i rischi che tuttora si corrono, e chi arriva a negare l’esistenza stessa del virus ma fa ben poco perché il sistema Italia sia messo nelle condizioni di tornare a camminare e produrre.
Una prima Italia che, ben conscia dei pericoli, reagisce, comunque fa impresa, intende produrre senza mettere a repentaglio la salute di tutti, e una seconda che, all’atto pratico, si arrangia, è a caccia di sussidi, si lamenta, ma alla fin fine non ha ricette reali per uscire dalla crisi perché in fondo si accontenta del poco che può uscire da una macchina frenata, rallentata dalla crisi economica e da troppe persone che preferiscono un tran tran di bassa lega.
Noi di Identità Golose ci sforziamo di rientrare sempre nella prima metà e non ci tiriamo indietro, né a Identità Golose Milano, l’Hub in via Romagnosi dove si danno appuntamento tantissimi addetti ai lavori, né in vista della 16esima edizione del congresso di Identità Golose in via Gattamelata. Tali gli impegni che ci vengono richiesti, naturalmente non solo a noi, che evitiamo di usare la parola ripartenza. Non abbiamo nulla contro di essa, da tantissimi usata, ma cerchiamo il più possibile di evitarla perché non si tratta di rimettersi in moto e basta.
Non stiamo riaprendo la casa al mare dopo l’inverno o un albergo stagionale sulle Alpi. Non siamo andati a fare il tagliando di un’auto lasciata troppo a lungo ferma in garage e l’abbiamo ritrovata con la batteria scarica e le gomme a terra. E nemmeno si tratta di cambiare il menù seguendo le…
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