Nel 1980 il calcio italiano riaprì le frontiere agli stranieri, uno per squadra e tutti a interrogarsi: meglio investire su un giovane, con tutte le incognite del caso, o su un campione già affermato ma dal futuro inevitabilmente più corto? L’allora presidente della Juve, Giampiero Boniperti, aveva idee molto chiare: «Noi ne acquisteremo uno bravo». Ecco, vale anche per la cucina come diversi grandi chef hanno sempre sostenuto che non è un problema di creatività o tradizione, bensì di piatti buoni o piatti cattivi.
La penso anche io così, ben sapendo distinguere tra loro i vari momenti legati al lavoro piuttosto che a una cena di puro piacere. Se mi concentro sul congresso di Identità Golose premio ad esempio le nuove idee, a tavola con amici invece conta la bontà di una preparazione e allora è facile emergano ricette note e rassicuranti.
I problemi nascono quando lo chef vuole stupirmi, e possibilmente stregarmi, e io invece desidero giusto rilassarmi gustando un paio di piatti e non l’intera carta. Una mia vittima è Giorgio Servetto, un fior di professionista, attento e preparato, chef del ristorante Nove a Villa della Pergola ad Alassio, telefono +39.0182.646140. La sua Liguria non è mai banale tanto che se uno va in Riviera per un pieno di trofie al pesto, meglio prenoti altrove. Non che non abbia il pesto in dispensa, ma per altre preparazioni, ad esempio per rifinire un…
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