Fosse per me, il cappuccino non esisterebbe e di conseguenza una delle più classiche delle prime colazioni al mondo: cappuccio e brioche. Adoro invece quella scandinava, per via delle aringhe al curry, così come certe torte e certi salumi tra Austria e Svizzera. Trovo deprimente, al contrario, le uova strapazzate tenute al caldo, assieme a salsicciotti e bacon, in scaldavivande uguali ovunque in mezzo mondo. E mi papperei, per mesi e mesi, il pane e pomodoro dei catalani che, chissà perché, non prende piede qui da noi.
L’elenco potrebbe essere lunghissimo, quasi senza fine, e trova giustificazione nella prima colazione di lunedì mattina 11 novembre, al Vilòn, il 5 stelle lusso in via dell’Arancio 69 a Roma, in tutto 18 stanze di intelligente eleganza. Il lato dolce in pratica a vista sui tavoli della sala, quello salato da ordinare scegliendo da una carta acquolinosa come non mai: Uova strapazzate cacio e pepe con zucchine oppure alla carbonara; le Benedict così come un uovo o due al tegamino alla sorrentina, con la mozzarella, fino a un superbo salmone affumicato su avocado con pane tostato e semi. Proprio quello che io intendo per “una colazione coi fiocchi”.