Erano anni che non mi tornava in mente la scena di New York New York nella quale Robert De Niro, alias il sassofonista Jimmy Doyle, spiega a Liza Minelli, la cantante Francine Evans nella pellicola di Martin Scorsene, che da sempre inseguiva il magico accordo. Ben più semplice a dirsi che a realizzarlo: «E quando hai questo, allora vuoi dire che hai trovato il magico accordo. Cos’è il magico accordo? Il magico accordo è quando sei in sintonia con la vita, Francine, quando nella vita hai tutto quello che vorresti avere, tutto quanto: hai la donna che vuoi, fai la musica che vuoi, e riesci anche a fare un po’ di soldi… Questo è il magico accordo».
In pratica un balzo dal 1997 ai giorni nostri. Ieri è infatti accaduto che a pranzo a Gussago, nel Dina di Alberto Gipponi, anni 38 ma professionalmente uno sbarbato perché approdato tardi alla ristorazione, gli abbia chiesto cosa veda nel suo futuro di chef patron: «Perseguo tre obiettivi: che chi lavora con me sia felice, che chi si accomoda alla nostra tavola sia a sua volta felice e che a fine mese i conti abbiano il segno più davanti e possa pagare dipendenti e tasse senza problemi. Se ti reggi sfruttando cuochi e stagisti, e facendo il furbo col fisco, non è cosa giusta». Trucchi le carte, bari.
Per Gipponi valgono poche parole: è il futuro, non è il solo ma certo sono in pochi.