Niko Romito non è il primo, e nemmeno sarà l’ultimo chef-ristoratore, nel mondo e anche in Italia, che declina la sua offerta secondo fasce di prezzo differenti. Basti pensare alla famiglia Alajmo, a Enrico Bartolini e Heinz Beck. Però questo abruzzese, che ad aprile ha compiuto 44 anni, sta compiendo un percorso che ha tratti di unicità. Siamo infatti oltre il classico schema dell’insegna stellata che partorisce il bistrot o la caffetteria di qualità. I progetti sono ormai sei, una piramide alta e logica e diversi piani possono essere riproposti in serie.
Oggi Romito è ovunque, e sempre con intelligenza e una straordinaria capacità di cambiarsi d’abito. Sei format, a partire dalla casa madre in Abruzzo, quel Reale che dal 2011 splende a Castel di Sangro all’interno del Casadonna, un convento del Cinquecento strappato a un oblio secolare. Ma il ristorante ha una storia ben più lunga, a Rivisondoli, quota 1320 contro i più morbidi 793 di Castel di Sangro. Il Reale era pasticceria e poi trattoria nel segno di papà Romito, scomparso il quale, ancora giovane, nel 2000 gli subentrano due dei tre figli, Cristiana e Niko. Cosa farne però, avviata l’attività a Casadonna? Venderlo no, sarebbe stato come offendere la memoria del padre, ma poi? Geniale e vincente la soluzione… Continua a leggere qui.