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Paolo Marchi
Paolo Marchi
    Marchi di Gola

    Sorpresa: in America detta legge il cavolfiore. Sulla pizza

    17 Agosto 2018

    Lunedì scorso, 13 agosto, mi ha colpito il titolo della prima notizia della newsletter di Thrillist, un sito americano che va oltre il mondo del cibo e della ristorazione. How cauliflower became pizza’s hottest ingredient, come il cavolfiore è diventato l’ingrediente più cercato sulla pizza.

    Non l’ho mai pensato e nemmeno immaginato, hottest poi, ma l’autrice del pezzo, Khushbu Shah, non è italiana e nemmeno vive in Italia, quindi la sua pizza non è certo la nostra. Però guai ignorare quanto scrive perché non ha nulla da spartire con l’assurdità, per noi, della pizza prosciutto e ananas.

    Traduco il primo capoverso, qui il link al pezzo completo: «Fai un rapido giro in un negozio di alimentari del 2018 e noterai qualcosa di particolare: quasi tutti i migliori carboidrati hanno anche un’alternativa a base di cavolfiore. Questo fenomeno spazia dai sacchi di “riso fritto” di cavolfiore, macinati a dadini di carote e piselli, agli “gnocchi” ricavati da pezzi compressi delle crucifere. Ma il cibo che occupa lo spazio più lungo sono le pizze incrostate di cavolfiore – sì, pizze con una base fatta tipicamente da un mix di cavolfiore tritato, formaggio, uova e condimenti».

    Non mi sorprende pensando a certe ricette vegane, a un cavolfiore a mo’ di bistecca, al simil-riso di cavolfiore ma non mi ero mai spinto fino alla pizza. Letteralmente non ne ricordo nemmeno una con questo ingrediente, però non vedo l’ora di confrontarmi con chi le pizze le pensa. Non sono gli ingredienti in sé a essere buoni o cattivi, ma chi li impiega. Bastino come esempio felice le pizze di Renato Bosco con l’ananas o il kiwi. Capolavori.

    E grazie a Tommaso Esposito, ecco qui sotto la pizza al cavolfiore citata dallo stesso Esposito e da Gianfranco Iervolino nei loro commenti che invito a leggere.

    2 Comments
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    2 Comments

  • Reply Tommaso Esposito 17 Agosto 2018 at 20:04

    Cavolfiore? E perché no? Che poi è cauliflower quasi una traduzione del napoletano caulisciore. Io ho assaggiato nel 2013 quella pensata da Gianfranco Iervolino quando era a Villa Giovanna a Ottaviano. Impasto da farina semintegrale macinata a pietra, lunga lievitazione, resa levissima in cottura. Guarnizione: vellutata di cavolfiore, in uscita dal forno code di gamberi crudi , olio evo e sottili veli di lardo di Colonnata. Sentori immensi di limone Sfusato d’Amalfi in esili zeste. Indimenticabile

  • Reply Gianfranco Iervolino 18 Agosto 2018 at 8:41

    Salve Carissimo Dott. Marchi, mi ha fatto molto piacere leggere questo suo pensiero tra pizza e il cavolo, lavorare con il cavolo sulla pizza è una cosa straordinaria, perché lo si può mettere in mille modi.
    Intanto ringrazio il dott. Esposito per aver ricordato quella pizza che feci nel 2013 ma forse anche prima, addirittura è stata premiata come pizza dell’anno per la guida del G.R. .
    Il cavolo è molto salutare ,un grande antiossidante addirittura alcuni medici dicono che combatte anche le cellule tumorali, però l’unica cosa che posso dire che io utilizzo il cavolo solo nel suo periodo di stagione , mi piacerebbe scoprire gli americani se lo usano sempre.
    Io sto aspettando il cavolo questo inverno per rielaborare un piatto nostro della tipica tradizione napoletana, credo che il dott. Esposito se lo ricorda benissimo la “pasta e craviciore sfritto “ con pancetta pecorino romano fritto , e cavolo ,con pepe ,appena sarò pronto sarete invitati ,colgo l’occasione per salutarvi e vi aspetto a Pomigliano per una verticale di pizze e cavolfiore ah dimenticavo là pizze che abbiamo citato prima di chiama “PIZZA CHE CAVOLO VUOI “ a presto !!!!!!!!!!!!

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