Che l’Italia non sarebbe salita sul podio della finale europea del Bocuse d’Or a Torino, uno poteva già pensarlo nel primo pomeriggio di ieri davanti alla “originalità” del vassoio pensato e realizzato da Martino Ruggeri e dal suo sous chef Curtis Mulpas, tanto recupero di scarti alimentari e, appoggiato al suo centro, un polpo in ceramica di Albisola a simboleggiare il caos politico, economica e sociale in cui versa l’Italia. Due messaggi molto forti, molto netti, la sostenibilità in un pianeta al collasso e la denuncia del sistema in una nazione attraversata da mille problemi, due scelte per nulla nello spirito di questo mondiale dell’alta cucina. Già una sola avrebbe comportato rischi seri di venire penalizzati, due poi sfiora il suicidio. Servirà da lezione.
E al momento della premiazione, quel premio in apertura a Mulpas come miglior aiutante era un chiaro gesto di consolazione così come i riconoscimenti per Francia, miglior piatto, e alla Finlandia, miglior vassoio, visto che, punteggi alla mano, non erano affatto quelli votati di più. Ma ce ne passa tra non classificarsi tra i primi tre, nell’ordine Norvegia, Svezia e Danimarca, e non entrare nei primi dieci e qualificarsi direttamente per la finalissima di Lione a gennaio. Traguardo mai tagliato dall’Italia, o assente del tutto o ripescata come è accaduto di nuovo adesso, un paracadute per il paese organizzatore della selezione continentale proprio come per la Cina in Asia.
E dire che il piatto aveva visto Martino Ruggieri in gran spolvero, sesto miglior voto. Poi però il vassoio, così fuori dagli schemi, non la pietanza di carne in sé, ha fatto rotolare gli azzurri indietro: 17° giudizio appena, troppo poco per restare nei dieci. E dire che mai come questa volta l’Italia aveva fatto le cose in grande, tra accademia ad Alba per via di Enrico Crippa gran cerimoniere, le ambizioni di Yannick Alleno, visto che Ruggieri è un suo chef, e le varie realtà torino-piemontesi che hanno portato la finale all’Oval.
Mancava e manca in Italia un’autentica conoscenza del Bocuse, evento troppo complicato per potersi improvvisare. Serve una strategia a lungo termine, un piano che preveda tre campagne ad esempio, e il rischio adesso è che si passi da un eccessivo entusiasmo, per i social era già tutto vinto, a un silenzio demoralizzante quando invece bisogna già pensare a Lione 2019 forti di un sano realismo. Se l’Italia partecipa a una delle massime espressioni della grandezza francese, deve essere concreta nei suoi passi e non far dipendere tutto da singoli episodi. L’entusiasmo va alimentato con gesti concreti, non con i tweet. Certo che tutto ora si complica. Chi in Italia si esalta e investe per un 12° posto?
Un consiglio per Lione a gennaio? Lasciare a casa vassoio e polpo. Come avrebbe detto il saggio: i cuochi facciano i cuochi. E Martino Ruggieri è davvero bravo.