Tre cani in casa, due con problemi alle zampe anteriori. Cancellato ogni proposito di relax con giornali e caffè in un bar sotto casa. Caricali in macchina e via dal veterinario, che non sarebbe distante se a sorpresa non vi fosse, di sabato mattina, in centro a Milano, il traffico quasi bloccato senza un chiaro motivo. Una complicazione, giri assurdi per arrivare in studio, nessuna edicola comoda, niente giornali, tempi dilatati fino a ritrovarci a mezzogiorno ancora in strada e la certezza che Isotta e Pina non fanno i capricci, la prima è sovrappeso, strano in casa Marchi, la seconda ha un dito rotto.
Voglia di rientrare zero. Prima destinazione Sissi in piazza Risorgimento, ma troppa gente perché troppo buono (e tanto piccolo). Non tentiamo nemmeno di entrare. Perché non andiamo da Pavé per un toast da favola? Chiamiamo, non si può prenotare (lo sapevamo), tempo di attesa di 10 minuti. Non male, però piove.
Stiamo percorrendo via Carlo Pisacane, all’angolo con Nino Bixio ecco il Dim Sum, telefono +39.02.29522821, insegna cugina del Bon Wei in via Castelvetro.
La voglia improvvisa di ravioli cinesi è tale che parcheggiare, entrare e sedersi, è stato un gesto unico. Primi clienti, tanto era presto rispetto alla canonica “all’una a tavola”. Un panino al volo è così diventato un signor pranzo. Quattro tipi diversi di dim sum: cernia e zenzero, frutti di mare e lime, pollo e latte di cocco, infine alla pechinese, gamberi e maiale, piccanti, anche troppo. Quindi il Riso saltato d’autunno con polpa di granchio, ottimo ma lo immaginavo più ricco, e due volte i tagliolini in brodo, una con frutti di mare e verdure e una seconda solo verdure. Per dessert Polpette di riso e gelato al tè verde, simpatiche ma anche
l’ennesima conferma che il lato D, per Cina, Giappone e Asia, non è mai quello vincente. Per i nostri palati italiani.
Davvero una inattesa e valida pausa pranzo prima di una cena giapponese. Tanto per non cambiare continente.