Impossibile, in questi giorni, non avere seguito la strage di San Marco in Lamis sul Gargano. Due mafiosi ammazzati in campagna e altrettanti innocenti che, lì nei campi, avevano visto tutto, due testimoni da eliminare. Al di là di tutti i commenti e i sentimenti possibili, comuni a ogni strage, ho pensato in particolare ad Antonio Cera e agli sforzi che con il forno di famiglia, il Sammarco, compie per celebrare i pani e le eccellenze locali.
Il Gargano ha un volto insanguinato che pochi sospettavano e due arcinoti, uno legato allo sfruttamento dell’immagine santa di Padre Pio e un altro turistico per via di gioielli tutto mare come Peschici e Vieste. Poi ecco l’artigianato e l’industria agroalimentari. Antonio, panificatore economista per via della laurea alla Bocconi, ha lanciato a giugno il movimento dei Grani Futuri con tanto di manifesto del pane.
C’ero ed erano evidenti le difficoltà di fare impresa in quella realtà. Due mesi dopo San Marco in Lamis irrompe nei media per una strage di mafia e tutto il meglio creato dall’uomo passa in secondo piano. Agosto, con l’esodo estivo, è il momento perfetto, lungo l’autostrada adriatica, per ritagliarsi un’ora e recarsi lì per acquistare quei pani.
Quanto alla foto, ritrae Antonio Cera davanti all’ingresso del suo forno, lui e tre straordinarie donne. Da sinistra verso destra: zia Maria, zia Gaetana detta Tanella, e Rachele, per tutti Lina, sua mamma. Nel 2018, le tre sorelle compiranno 250 anni. Adesso hanno infatti rispettivamente 89, 85 e 73 anni. Per ogni informazione bisogna chiamare il numero +39.393.0426463.