Un giorno di tanti anni fa chiesi a Remì Krug se riteneva che un cognome così facilmente distinguibile, e quindi ricordabile, avesse contribuito al successo delle bollicine di famiglia. Risposta negativa: «Conta la qualità, IBM le dice qualcosa di significativo?». Zero, però a volte è bene soffermarsi su un marchio insolito come nel caso di un ristorante di Pescara. Il 9 agosto 2020 ha infatti aperto SOMS che non è affatto il nome del titolare o dello chef, bensì un acronimo. Sta per Società Operaia di Mutuo Soccorso, realtà associative sorte nella seconda metà dell’Ottocento in difesa dei diritti operai.
Questa in via Piave ne conserva il logo sulla strada, troppo in alto per essere notato, e un manipolo di irriducibili in una stanza sul retro, una tana dove giocare a carte e bere vino. La struttura è stata praticamente rifatta da cima a fondo e i fratelli Eugenio e Alberto Casalena, imprenditori edili prima ancora che ristoratori, vi hanno aperto un locale che ha un’anima e un passo ben diverso da quello che ci si può aspettare a Pescara, città di mare senza una grande vocazione per la cucina di mare. Si procede per ovvietà, cosa che spinge ben poche persone a visitarla per desinarvi.
SOMS ha sparigliato le carte, perché propone la cucina abruzzese di montagna a ben pochi passi dalla costa. Merito di Moreno D’Antuono, chef poco più che quarantenne, 41 il 6 gennaio, cuoco solido e ben centrato sulle sue gambe, tanta Europa, compresa la Bruxelles delle strutture comunitarie, dove provò addirittura a dare un minimo di senso a un catering di cucina italiana, ovviamente inascoltato. E prima ancora, nel 2007, un’esperienza in un locale aperto da Niko Romito a Montesilvano, nulla a che vedere con ALT, appena aperto nella città confinante con…
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