Nemmeno questo può essere considerato un anno normale, non lo sono neppure questi Anni Venti, tra pandemia e guerra, eppure tutto è tornato a muoversi e questa 16esima edizione della Guida di Identità Golose ai Ristoranti di Italia, Europa e Mondo è ricca di schede come mai nessuna prima. E’ stata premiata la nostra vocazione ad andare ovunque, in ogni continente. Da subito ci è parso non avesse senso organizzare a Milano un congresso privo di confini e poi chiuderci in casa al momento di raccontare il meglio. Nel 2007, anno del debutto, cartaceo, le schede futuro 415, adesso sfioriamo le 1.200. Anche se non si è tornati a viaggiare liberi come è sempre stato nei tempi moderni, questo dato conferma che la ristorazione contemporanea non ama essere rinchiusa in spazi angusti.
Per noi di Identità la vera sfida è, comunque, un’altra, certo non contare schede come fossero figurine Panini. Il nostro impegno è definire il cosiddetto fine dining, l’alta cucina di qualità che per tanti coincide con la cucina stellata di fabbricazione francese. Bravissimi i nostri cugini a imporre i loro canori di valutazione a suon di stelle, ma queste ci appartengono fino a un certo punto. Le nostre radici sono anche popolari e molteplici, dalle corti e dai monasteri alle osterie e poi ai ristoranti, le case borghesi e ricche e il mondo contadino portato direttamente a tavola come la capacità di dare forma alla qualità con pane condito nel segno del pomodoro, quella pizza che il mondo ama e ci invidia.
Noi italiani dovremmo ragionare soppesando più aspetti della nostra tavola e partendo da una constatazione in fondo banale e ovvia: da noi si mangia sempre meglio, per qualità e per varietà. La stessa Michelin ogni anno premia sempre più posti e le chiusure, per quanto alcune suonino clamorose, sono in numero minimo, fisiologico. Basti prestare un minimo di attenzione al mondo del lusso, alla voglia di Italia che elettrizza il…
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