Mai avrei immaginato che un giorno avrei mangiato, in una pizzeria con i fiocchi, la Graziella, un omaggio di Irina Steccanella alla memoria di mia madre, scomparsa lo scorso 20 febbraio. E’ accaduto sabato 24 maggio a Savigno sulle colline bolognesi, lei davvero brava a concretizzare i sentimenti e i ricordi che mi legano a un piatto ben preciso di quando ero ragazzo e a casa potevano indifferentemente cucinare mia mamma e la tata, nonna Giulia e nonna Emma. Quest’ultima, trentina, confezionava uno strudel superlativo e una cotoletta, che chiamava Wiener Schnitzel perché era nata austriaca, pressoché inarrivabile, prima passata briosa nell’olio, e poi fatta andare piano piano in forno nel burro.
La pizza invece subito in forno, impasto comperato in panetteria e mai steso bene, difficile si andasse oltre una sorta di margherita con pomodori pelati, mozzarella e origano. Se questa era la regola, non mancava l’eccezione, estiva perché quando le scuole finivano, tutti a Levanto a ridosso delle Cinque Terre. E, cambiando stagione, cambiavano i piatti. Tanto pesce e poca carne, tante trenette al pesto e poche trofie, le lasagne solo al ristorante, molto orto e una pizza unica: tonno e…
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