Questo articolo esce oggi, lunedì 15 gennaio, perché vent’anni fa esatti, a Madrid per la seconda edizione di Madrid Fusion, con Carlo Cracco relatore proprio quel giorno, ci venne l’idea di creare un evento altrettanto importante a Milano dove dare un palcoscenico altrettanto importante ai nostri talenti, obbligati a esprimersi in Spagna senza essere secondi a nessuno. Quella scintilla sarebbe diventata a primavera Identità Golose, grazie anche al contributo di Claudio Ceroni, tuttora al mio fianco, iniziativa dopo iniziativa. E la storia continua, tra poco a Madrid così come a Milano con Identità Golose 2024 dal 9 all’11 marzo.
Guai però scordarsi Lo Mejor de la Gastronomia a San Sebastian, ora Gastronomika. Quando si parla di simposi culinari, tutto ebbe inizio lì nella seconda metà degli anni Novanta, in un centro congressi riempito di prodotti in esposizione e delle idee di Rafael Garcia Santos, considerato il più feroce dei critici, ma anche il più prolifico e visionario, in netto anticipo sui tempi come ricorda bene Cracco. Lunga la nostra chiacchierata in Galleria: «Furono anni unici e ricordandoli guai fare il verso ai reduci, quelli che rimpiangono il passato perché nel presente non riescono a cogliere qualcosa di buono».
Anni unici, giustissimo.
«Un’epoca creativa e libera come mai prima. Avevo vissuto l’epopea di Gualtiero Marchesi da metà degli anni Ottanta, però non aveva la stessa eco, confinata al nostro ambiente, una diffusione settoriale e limitata. Ne leggevi e poi? Restavi in ogni modo confinato tra Francia e Italia».
La seconda rivoluzione fu spagnola.
«Era il 1996 quando sentii per la prima volta parlare di Ferran Adrià e del Bulli, un inno alla libertà creativa. Tutti noi cuochi eravamo liberi di sperimentare, provare, osare, un movimento che tendeva al globale, che sprigionava una…
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