Torno a immaginarmi a cena a Parigi da ADMO, il ristorante effimero come lo hanno definito i suoi creatori, impensabili fino a pochi mesi fa, passeggero perché destinato a durare per appena cento giorni, ultimo turno il 3 marzo, che sono subito apparsi pochi tanto che il 31, a San Silvestro, verrà proposto un menù di sette portate fuori dagli schermi pensati a inizio avventura. In pratica è una pietra preziosa incastonata per poco più di tre mesi in quello che è il pubblico esercizio sulla terrazza del Musée du Quai Branly, un locale dal nome suggestivo: Les Ombres.
Ultimo dei grandi musei parigini, voluto dal presidente Jacques Chirac per celebrare le culture primitive fuori dall’Europa e inaugurato nel 2006, si specchia nella Torre Eiffel e tutto ha un significato molto forte perché è come se Alain Ducasse e la Dom Pérignon, chef de cave Vincent Chaperon, loro l’idea iniziale di ADMO, avessero voluto porre la cucina e lo champagne, il vino in pratica, saldamente radicato nel pianeta Terra. E va letto bene questo perché lo scorso 16 novembre è stato sì presentato il Dom Pérignon Rosé Vintage 2008, quindi un prodotto ben preciso, un capolavoro a tutto pasto, ma che ha idealmente trascinato l’intera Cantina Francia, non un singolo produttore e una singola tipologia.
E così il cibo perché Ducasse ha affidato il menù di ADMO aux Ombres ai suoi fedelissimi Romain Meder e Jessica Préalpato, cuoco e pasticciera, ma ha altresì voluto che tutti loro tre, lui compreso, si misurassero con il genio creativo di Albert Adrià, catalano, sinonimo della rivoluzione che, partita oltre vent’anni fa in Spagna, ha squassato la ristorazione ai quanto angoli del globo. Un matrimonio, anche se lampo, inimmaginabile solo alcuni anni fa. E’ la grandeur français che reclama il primato antico e offre il braccio a chi l’aveva messa in crisi per procedere…
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