Si, certo. Siamo stati fermi molto a lungo, dal febbraio 2020 in poi, e ora che si è ripartiti, è tutto un correre nel tentativo di recuperare il tempo perso al punto che bisognerebbe avere giornate di 36 ore per riuscire a seguire e realizzare tutto. Ma lo stesso ha stupito molto l’invito arrivato da Alba a fine maggio per il nuovo menù di Enrico Crippa al Piazza Duomo, il ristorante della famiglia Ceretto. Tutti sorpresi perché, per la prima volta da quando il locale è stato inaugurato, quindi da sedici anni, dal 2005, Crippa ha dedicato un percorso degustazione al Barolo. E tutti a chiedersi perché solo adesso.
La risposta giovedì 1 luglio nei bicchieri, sei bicchieri, uno per ogni Barolo presentato e ognuno ben lontano dagli stereotipi che da sempre accompagnano un fuoriclasse dell’enologia italiana, quindi mondiale. Tutti di casa Ceretto, ma è un’eccezione perché, nel tempo, il menù porterà “alla scoperta delle molteplici sfaccettature del Barolo attraverso le peculiarità dei singoli comuni, filosofie e stili differenti”. Quindi anche altri produttori, e non è certo da tutti far crescere un territorio coinvolgendo la concorrenza.
Vincenzo Donatiello, sommelier, ha nascosto il primo con la dicitura “Al buio”, per rivelare in seguito che si trattava del Prapò 2008, al quale hanno fatto seguito Bussia 2015, Brunate 2013, Bricco Rocche 2006 e Cannubi San Lorenzo 2009. Hanno accompagnato dieci momenti di un pranzo riuscito particolarmente bene, per il significato, la compagnia e l’atmosfera al punto da avermi fatto tornare con la memoria indietro nel tempo, a cavallo tra gli Anni Novanta e gli Zero, a quando ancora non avevo dato vita, assieme con Claudio Ceroni, a Identità Golose. Seguire allora la nascita della cosiddetta Nuova Cucina Italiana, soprattutto tra Spagna e Italia, fu un piacere assoluto al punto da presentare raramente i tratti del lavoro che in effetti era.
Ha raccontato Roberta Ceretto: «Per noi questa è una vera festa dopo tanto tempo fermi per pandemia ma anche diverse novità come l’acquisto di nuovi vigneti e questo menù che ci ha visti tirare fuori dai cassetti appunti e idee a cui non avevamo mai dato seguito perché avevamo troppo da fare. Il covid in questo ci ha aiutati, ci siamo confrontati e adesso eccone i risultati, piatti che per la prima volta sposano il vino bandiera della famiglia e del territorio. Ma, tranquilli, l’orto caro allo chef c’è…
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