Isa Mazzocchi, classe 1968, piacentina di Borgonovo Val Tidone, frazione di Bilegno a essere precisi, è la Donna Chef 2021 per la Michelin, premio sponsorizzato da Veuve Clicquot. L’annuncio ieri in una cerimonia digitale come per tutti in epoca di pandemia.
Con il riconoscimento istituito nel 2017, la Mazzocchi è la quinta cuoca italiana premiata. La prima fu la calabrese Caterina Ceraudo, quindi la friulana Fabrizia Meroi, la siciliana Martina Caruso e la campana Marianna Vitale. Sono tutte e cinque stellate, l’emiliana dal 2012, in una realtà al femminile che ritenevo sorridesse ancora di più alla ristorazione in rosa di casa nostra.
E’ stato ricordato proprio ieri che nel mondo le chef premiate dalla guida rossa sono 197, delle quali 42 nel Buon Paese, pari al 21 per cento del totale. Suona bene, peccato che solo il primo dato sia in crescita autentica. Due anni fa, dopo il riconoscimento alla Caruso, in una galassia popolata da oltre 3300 cuochi stellati, le cuoche che vantavano almeno un macaron erano 169, quindi 28 in meno rispetto al presente.
Però, mentre il mondo cresce, non è in pratica cambiato il peso dell’Italia, visto che nel 2019 risultavano 41, giusto una in meno. Da noi sembrano mancare, almeno per gli ispettori e i responsabili della guida per antonomasia, nuovi talenti. Un rilievo: tutte e 29 le insegne premiate nell’ultima edizione vantano uomini al comando. Giusto gratificare chi si ritiene degno, ma possibile che davvero non vi fosse aria nuova a livello di donne? Non vorrei che la pandemia abbia penalizzato la curiosità di tanti e si sia finiti a guardarsi troppo indietro, lasciando il nuovo al…
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