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Paolo Marchi
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    Identità Golose

    Davide Scabin, un fuoriclasse taglia XXL

    25 Ottobre 2020

    Nessun’altra prima volta mi ha emozionato come quando andai da Davide Scabin, in quello che negli anni Novanta era il Combal e non il Combal.Zero del nuovo secolo. Diverso anche l’indirizzo, sui tornanti sopra Almese, all’imbocco della Val di Susa e non accanto al castello di Rivoli. Una trattoria in piena regola, con la cucina in cantina, i piatti che arrivavano in sala grazie a un montacarichi e nessun collegamento diretto tra il sopra e il sotto del locale, al punto che, se il cuoco voleva parlare con un cliente, doveva uscire in strada, fare il giro attorno all’edificio e rientrare dalla porta principale.

    Davide letteralmente mi lasciò senza a parole, tanto che iniziai la mia rubrica sul Giornale con queste parole: «Tanto per essere chiari: Davide Scabin è un genio». Non che non mi sia emozionato a mille anche in altri ristoranti, ma erano posti già noti al grande pubblico. Alain Chapel? Tre stelle, esattamente come Gualtiero Marchesi o Ferran Adrià. In fondo, se andavi a El Bulli ieri o all’Osteria Francescana di Massimo Bottura oggi, tutto è più che perfetto dall’antipasto al dolce e si tratta “solo” di vedere se le aspettative coincidono con quello che ti trovi nel piatto.

    Di certo nessuno ora potrebbe vantarsi di aver scoperto la Francescana o qualche altra insegna acclamata. Davide, invece, a quei tempi, era quasi sconosciuto e non ringrazierò mai abbastanza Bob Noto per avermi portato là. Ogni critico ha la sua rete di amicizie e poi ci sono i lettori, che ti danno suggerimenti, contenti se poi tu scrivi bene del posto che ti hanno segnalato. Bob è un fotografo che, come me, si emoziona davanti al nuovo, al geniale, attento a ogni sfumatura insolita.

    La storia di Scabin è lunga e tormentata, perché c’è un prima e un dopo. Cuoco in un bell’indirizzo torinese, lasciò il ristorante dalla sera alla mattina, quando la…

    Continua a leggere qui.

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