Regola importante per vivere bene e scansare cocenti delusioni: mai tornare anni dopo dove sei stato bene, a volte addirittura felice, se non sei davvero sicuro di cosa vi troverai passato tanto tempo. Mi riferisco, come nel 90 per cento dei casi del mio procedere quotidiano, a ristoranti e angoli coccolosi. Vi sono insegne che sono invecchiate per mancanza di ambizioni, altre che non hanno saputo compiere un valido cambio generazionale, altre ancora che, per stanchezza mentale dello chef, ripresentano le stesse preparazioni della stagione precedente finendo con l’appassire assieme ai clienti di sempre.
Ma più importante di ogni altra considerazione, bisognerebbe avere ben presente che certi posticini ci sono piaciuti un sacco per la compagnia, non per un piatto, un dessert, un vino. Ci sono amici e amori con i quali passeremmo ore piacevoli anche nella più improbabile e polverosa trattoria di campagna. E vale anche l’esatto contrario, c’è chi saprebbe rovinare tutto. E’ un equilibrio giocato su dettagli minimi, sfumature, e non è sempre facile distinguere i vari fattori, soprattutto quando non si ha tempo perché presi mentalmente da ben altro.
Di sicuro vola in alto, sempre più in alto, la famiglia Cerea che sa vivere alla grande il presente, tutti costantemente proiettati verso il futuro. Tutto ebbe inizio con Vittorio e la signora Bruna nel 1966 a Bergamo, per proseguire, scavallato il cambio di secolo, nella vicina Brusaporto dove sono in vista importanti novità strutturali dopo vent’anni sempre più stellari. Pranzai per la prima volta da Vittorio nell’autunno 1975. Collaboravo alle pagine sportive del…
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