Avevo un compagno di liceo, Stefano, biondo, occhi azzurri, che continuava a ripetermi quanto successo avesse con le ragazze svedesi e io a chiedermi cosa ci trovassero in lui, che era esattamente come la stragrande maggioranza dei ragazzi svedesi. Avrei capito di più se avesse avuto un aspetto più mediterraneo. A furia di sentirlo magnificare tutto quello che esisteva a nord di Copenaghen, alla fine gli proposi di fare una vacanza finita la maturità, estate 1974.
Era successo che ai mondiali di sci di St. Moritz del febbraio 1974 avevo conosciuto Bibbo Nordenskiöld, organizzatore sportivo e proprietario di un paio di alberghi ad Are, la Cortina innevata della Scandinavia. Ma Bibbo non era famoso tanto come albergatore, ma perché aveva rivoluzionato le regole delle partenze nelle gare di sci, inventando un nuovo sistema più equo, trovando il modo di avvantaggiare chi aveva ottenuto i tempi migliori nelle prime manche di slalom. Ma quando si trattò di pensare cosa fare quell’estate a me interessava il suo ruolo di patron degli hotel Tott e Granen.
Gli scrissi se potevo andare a fare il lavapiatti per almeno un mese e con i soldi guadagnati avrei poi girato per altri trenta giorni la Svezia.
Per me andare lassù, dopo essermi lasciato alle spalle il liceo, era una fuga assoluta dall’Italia, la possibilità di essere solo me stesso, senza che nessuno mi conoscesse come il figlio di Rolly Marchi. Avevo voglia di vivere le mie emozioni direttamente, senza preoccuparmi che qualcuno potesse andare a dire a mia madre che mi aveva visto… Continua a leggere qui.