In XXL, scritto per Mondadori grazie al supporto concreto e appassionato della giornalista Annalisa Cavalieri, ho raccontato la mia vita attraverso i «50 piatti che hanno allargato la mia vita». Allargato nel senso di cambiata sia fisicamente, da un peso sotto ai 100 chili a uno ben sopra, sia professionalmente, da giornalista sportivo a critico gastronomico.
Il libro, dedicato a Viola, Brando e Luisa, è uscito nell’ottobre 2014 con la presentazione di Oscar Farinetti, che mi ha definito il goloso perfetto, un formidabile complimento anche perché condiviso con Carlin Petrini. In coda i miei ringraziamenti, che riporto adesso perché in un certo senso chiudono gli orizzonti tracciati nell’altro pezzo uscito in questa sezione, quello dedicato ai miei vent’anni da lavapiatti in Svezia.
«La prima volta che pensai a questo libro avevo una quarantina d’anni. Avrei voluto intitolarlo “Confesso che ho mangiato” ma non se ne fece nulla perché troppo impegnato a inseguire un futuro da critico gastronomico. Questo per dire che il cibo, più buono che cattivo, più tanto che poco, è sempre stato centrale nella mia quotidianità. Di questo posso ringraziare mio padre Rolly e mia madre Graziella che mi avrebbero voluto ben diverso, nel fisico, da quello che sono.
«Di certo mi avrebbero voluto magro. E’ andata a finire che non vi sia momento durante il quale io non pensi a un pranzo, a un piatto, a un boccone. Una passione continua e naturale che negli anni Novanta avrei condiviso con Cinzia Maltese, la madre dei miei figli Viola e Brando, e poi con Luisa Acciarri, senza la quale non sarei rinato dopo la scomparsa di Cinzia. Sono la mia famiglia.
«Questi 50 racconti non vanno letti come un “Chi è” dell’alta cucina. Ci sono tanti bravi cuochi che non cito, senza per questo si debbano sentire fuori dalla mia sfera emotiva e professionale, soprattutto se hanno venti o trent’anni. Saranno i protagonisti di un eventuale secondo volume. Sono il futuro.
«Se per diverse cose devo ringraziare me stesso e la mia cocciutaggine, è certo che senza l’approvazione di Indro Montanelli, Vittorio Feltri e Maurizio Belpietro al Giornale non avrei mai scritto di cucina. Sono stati i miei direttori.
«Per Identità Golose devo ringraziare invece uno chef, un amore e un socio: Carlo Cracco, Luisa Acciarri e Claudio Ceroni. E con loro tutti coloro che vi lavorano senza mai guardare l’orologio. Sono preziosi.
«E ancora un grazie, pensando a questo libro, a Stefano Peccatori, Oscar Farinetti e Annalisa Cavaleri. Sono stati pazienti.
«Infine i miei colleghi giornalisti, tutti importanti, alcuni per capire che la strada giusta da imboccare era diversa dalla loro. Non migliore o peggiore, diversa. Una certezza: è stato un onore potere camminare per alcuni minuti accanto a tre giganti come Gino Veronelli, Carlo Petrini e Rafael Garcia Santos. Sono un esempio».