Per quanti ristoranti uno possa visitare in un anno, è sempre più facile memorizzarli rispetto al vino probabilmente perché cambiano meno da una stagione all’altra. Un vino è sempre più vivo, nel bene come nel male. Pensa e ripensa, confronta e scarta, anche evitando le certezze sulla bocca di tutti, del 2020 ricordo con estremo piacere, per il sito di Identità Golose, un vino veneto e uno marchigiano.
Il primo me lo ha fatto scoprire la famiglia Alajmo, un Valpolicella Ripasso DOC Superiore 2015, prodotto biologico dei fratelli Amadio e Natalino Fasoli. Sono loro che guidano l’azienda agricola di famiglia, la Fasoli Gino, a Colognola ai Colli nel Veronese ed è a loro che ha bussato Raffaele Alajmo per dare vita a un’etichetta benaugurante, la Rimedio Rosso, dove rimedio evoca i provvedimenti presi e che saranno presi per uscire dalla crisi da pandemia, come porre rimedio al caos e tornare a vivere.
L’altro mio oscar va a un Rosso Piceno DOC Superiore 2018, da mezzo secolo un uvaggio di Montepulciano e Sangiovese, quello dell’azienda agricola bio di Simone Capecci a Ripatransone nell’Ascolano. Simone lo ha chiamato Picus, picchio in italiano e mi piace pensare che questo nome, questo vino mi tengono desto perché un picchio all’opera si fa notare, segnala, martellando i tronchi degli alberi, la sua presenza ai potenziali rivali.